Il primo impatto con Zanzibar è stato uno schiaffo in pieno viso di caldo asfissiante misto a profumi di spezie, mi ha preso alla sprovvista ma mi ci sono abituata subito.
Il secondo schiaffo l’ho ricevuto invece durante il tragitto che dall’aeroporto portava al mio alloggio,e a quello no, non mi ci sono ancora abituata.
Mentre il mio autista mi parlava delle bellezze del luogo e delle esperienze che avrei potuto fare, la mia mente era assente e i miei occhi non riuscivano a staccarsi da quelle immagini di degrado e povertà che scorrevano dal finestrino.
Avvicinandoci alla costa, sulla destra potevo scorgere i primi bungalow dei resort in tipico stile swahili pronti ad ospitare i turisti, mentre sulla sinistra, tra palme, lamiere e sporcizia scorgevo i piccoli villaggi della popolazione locale.

Villaggi locali a Kiwengwa (Zanzibar)

Capanne di fango senza elettricità e acqua corrente, dove si sopravvive con i frutti della madre terra e un po’ di bestiame (i più fortunati).
Questa era Zanzibar, in tutta la sua povertà ed in tutta la sua ricchezza.
L’isola dei contrasti.

La mia visita ai villaggi locali di Zanzibar

Spesso chi visita Zanzibar lo fa con i paraocchi, con lo sguardo rivolto alla bellezza di quel mare paradisiaco, ma tralasciando una realtà che, forse, non vogliamo che ci appartenga.
Io di questa realtà ne ho voluto avere almeno un assaggio.
Ho capito appena arrivata che la vita che volevo vedere era al di fuori di quegli enormi cancelli delle strutture, che come in un recinto, rinchiudono i turisti in quella che loro vivono come una “vacanza da sogno”.
Senza mai vedere realmente ciò che li circonda.
Mi sentivo a disagio ed anche un pò imbarazzata a chiedere di essere accompagnata in uno dei villaggi locali.
Ma ho scoperto sul posto che queste visite vengono ormai inserite come fossero delle escursioni, la gita dei “ricchi” che vanno in visita alla famiglie povere, portando in dono ciò che per loro è ormai superfluo, vestiti usati, giocattoli per i bambini, caramelle. Caramelle?


Io non avevo portato nulla dall’Italia, ho pensato che forse sarebbe stato meglio chiedere ciò che poteva essere utile e comprarlo in loco, piuttosto che portare cose senza utilità.
Caramelle? Davvero?
La vita scorre lenta nei villaggi e non si pensa al domani, perchè esiste solo oggi.
Mi perdonerai se non ho tante immagini che documentino queste mie parole, ma mentre ero lì mi sono fatta una domanda: “ma tu vorresti che qualcuno venisse a fotografarti in casa tua perchè sei povero?”
Sai già che risposta mi sono data.
Così ho messo il mio prezioso Iphone in tasca ed ho passato un po’ di tempo con quelle famiglie, accompagnata dal tassista che in quel villaggio c’era nato.
Abbiamo comprato cibo, spazzolini e altri beni di prima necessità.
Nonostante la loro dolcezza e cordialità mi sono sentita spesso inopportuna , non sai mai qual è la cosa giusta da fare quando davanti a te hai famiglie che a stento riescono ad andare avanti e tu sei lì e ripensi alle cose inutili per cui ti lamenti ogni mattina.
Nel frattempo arrivavano pulmini zeppi di italiani in visita.
Ho trovato la cosa fastidiosa, decine di persone sorridenti che si filmavano mentre portavano in dono la loro carità, risalendo dopo mezz’ora nel pulmino ben refrigerato dall’aria condizionata, che li avrebbe portati a pranzo in qualche ristorante sul mare.
Io stessa mi infastidivo, d’altronde cosa stavo facendo di diverso? Ma è davvero questa l’unica cosa che possiamo fare?


Sono andata via con il magone nel cuore, continuando a chiedermi com’è possibile che in un paese ricco di meraviglie naturali e con un turismo consolidato la popolazione locale viva ancora in certe condizioni, fin dove arriva la nostra responsabilità? E fin dove arriva la loro?
Tante domande che forse non avranno mai una risposta, sono consapevole però di non poter da sola combattere tutti i mali del mondo.
Ma i poco accorti si (per usare un eufemismo) quelli posso provare a combatterli.

  • Ho visto donne andare in giro in pareo tra i villaggi.
  • Ho visto persone regalare soldi ai bambini, sul serio fate?
  • Ho visto riprendere la vita quotidiana di queste persone come se fossero fenomeni da baracconi.
  • Ho sentito pronunciare la frase “Dai sono poveri però sono più felici di noi”. Eh? Davvero?

Vai a visitare i villaggi locali, ma fallo con tatto e discrezione, ti porterai a casa un’esperienza indimenticabile.
Quì sotto ti lascio qualche consiglio per una visita responsabile.

Consigli per visitare un villaggio locale

  • Se vuoi portare qualcosa meglio non fare di testa tua, spesso gli abiti donati vengono portati in città per essere rivenduti. Piuttosto meglio farsi aiutare dalle guide che ti accompagneranno a fare un pò di spesa, tu risparmi e nel frattempo aiuti l’economia locale.
  • Sii discreto, e usa un abbigliamento consono stai sempre entrando in casa altrui, e ricorda che sono musulmani
  • Non portare caramelle. Certo sono pur sempre bambini, ma hanno a stento da mangiare vuoi che possano permettersi cure odontoiatriche?
  • I medicinali sono fondamentali, ma non darli direttamente a loro, non sanno utilizzarli.
    Lasciali alle associazioni di volontariato o alle guide. Nella zona di Kiwengwa posso consigliarti AMICI DI ZANZIBAR E DEL MONDO
  • Non fotografarli in pieno viso, te lo lasceranno fare perchè stai portando soldi, ma per i musulmani essere fotografati proprio sugli occhi equivale al furto dell’anima, rispettali.
    Con i bambini è diverso, appena vedono uno smartphone impazziscono quindi lasciali giocare e scatta delle foto con loro, sempre con il consenso dei genitori.
  • Puoi fare beneficenza anche senza necessariamente portare le prove ad amici e parenti, il telefono lascialo in tasca.
  • Non regalare soldi ai bambini, o non capiranno mai l’importanza di guadagnare con il lavoro

Per concludere so che il mio sarà solo un arrivederci, perché in quel pezzo di terra meravigliosa in mezzo all’Oceano Indiano ci ho lasciato veramente il cuore.
Nel frattempo se ti vá fammi sapere cosa ne pensi di queste mie riflessioni, forse ti sarò sembrata un pò bacchettona ma certe immagini mi hanno davvero infastidita.
Tu come avresti reagito?
Ti aspetto nei commenti e grazie come sempre per essere qui.

4 Comments

  1. penso che quello che hai scritto sia essenziale e da tenere in ferma considerazione. Penso che tu sia una persona trasparente e corretta. Penso anche che solitamente, e da turista, è sempre difficile calarsi nella realtà locale, siamo pur sempre turisti ed andiamo a curiosare. Lo vedo già quando si approda in Sardegna, figuriamoci in un posto lontano dal nostro paese e da qualsiasi riferimento sociale ed economico. Spero solo, se un giorno andrò a Zanzibar, di vivere la natura e di esserci e di vivere i pochi giorni disponibili nella maniera più “leggera” possibile con le giuste aspettative, escludendo qualsiasi contaminazione che potrebbe generare incomprensioni e creare disturbo. Grazie per tutti i consigli. Veramente da apprezzare.

    1. Grazie Rodolfo per le tue parole, nel mio piccolo ho cercato di raccontare le emozioni contrastanti che ho vissuto, spero che un giorno potrai viverle anche tu. Ti assicuro che ti rimarranno dentro. Un abbraccio Daniela

  2. Grazie mille per la tua testimonianza, mi ha emozionato!
    Andrò a Zanzibar tra qualche settimana e mi fermerò almeno un paio di mesi per poi spostarmi sul continente.
    Avevo necessità di trarre informazioni utili riguardo il contatto diretto con la comunità locale e come potersi confrontare in maniera non superficiale con queste famiglie.
    Ti contatterò per qualche domanda eventualmente!

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